Vicenza Unesco

Le ville di Andrea Palladio

Le ville di Andrea Palladio

Santa Sofia di Pedemonte in San Pietro in Cariano VR (1565)

Santa Lucia in San Pietro in Cariano Villa Serego

Isolata all’estremo occidente della “geografia palladiana” del Veneto e una delle ultime fabbriche di villa progettate da Palladio, villa Serego a Santa Sofia rappresenta per molti versi un episodio eccezionale. A differenza della villa-tipo palladiana, generalmente un organismo fortemente gerarchizzato e dominato dal “pieno” della casa dominicale, Palladio preferisce qui articolare lo spazio attorno al grande “vuoto” del cortile centrale, prendendo probabilmente a modello le proprie ricostruzioni della villa romana antica.
Anziché di mattoni e intonaco, le grandi colonne ioniche sono realizzate con blocchi di pietra calcarea appena sbozzati e sovrapposti a creare pile irregolari: il tipo di materiale utilizzato (proveniente dalle cave che i Serego possedevano poco lontano) e la dimensione gigantesca delle colonne contribuiscono a generare una sensazione di potenza mai raggiunta da nessun'altra villa realizzata.

Il committente è il veronese Marcantonio Serego, che entra in possesso della proprietà di Santa Sofia nel 1552 ma che solamente dal 1565 decide di rinnovare radicalmente il complesso edilizio ereditato dal padre. Poche e frammentarie sono le notizie che riguardano le vicende costruttive del complesso, che venne realizzato solo in piccola parte rispetto alla grande estensione disegnata da Palladio nei Quattro libri dell'architettura (1570): meno della metà del cortile rettangolare e in particolare la sezione settentrionale.
Nel 1740 Francesco Muttoni poté vedere il tracciato dell’intero cortile scandito dalle basi già poste in opera delle colonne che avrebbero dovuto completarlo. È dunque ipotizzabile che con la morte di Marcantonio negli anni ottanta del Cinquecento i lavori siano stati definitivamente interrotti, anche se pare dimostrata la volontà di concludere almeno la parte del complesso riservata agli appartamenti signorili.

Entro la metà dell’Ottocento la villa subì notevoli mutamenti a opera dell’architetto Luigi Trezza: nuovi ambienti abitabili vennero ad aggiungersi lungo il lato occidentale dell’edificio, innestandosi al tratto originale cinquecentesco e in parte manomettendolo, mentre alle testate del cortile lasciate incompiute veniva data un’immagine definitiva facendo girare trabeazione e balaustra.

La villa possiede un grande giardino, posto di fronte, ed è attualmente sede di una azienda vinicola.


Via Santa. Sofia - S.Sofia di Pedemonte in San Pietro in Cariano (VR)

Aperta per visite e degustazioni.

Piombino Dese PD (1552)

Piombino Dese Villa Cornaro

Insieme alla pressoché contemporanea Pisani di Montagnana, la villa realizzata a Piombino Dese per un altro potente patrizio veneziano, Giorgio Cornaro, segna un netto salto di scala nel prestigio e nella capacità di spesa della committenza palladiana, sino ad allora essenzialmente vicentina. Il cantiere è già in piena attività nel marzo del 1553, e nell’aprile dell’anno seguente l’edificio — pur incompleto — è abitabile, tanto da esservi documentato Palladio “la sera a zena” col padrone di casa. Quest’ultimo, con la novella sposa Elena, nel giugno dello stesso anno prende formalmente possesso della villa, o meglio del suo cantiere: a questa data risulta infatti realizzato solamente il blocco centrale, ma non le ali né il secondo ordine delle logge. A ciò si provvede in due campagne successive, nel 1569 e nel 1588, la seconda condotta da Vincenzo Scamozzi, probabilmente responsabile anche del coinvolgimento di Camillo Mariani nella realizzazione delle statue del salone.

Le ville Pisani e Cornaro sono legate da molto più di una semplice coincidenza cronologica e dall’alto status del committente. Infatti anche la Cornaro ha una struttura e un decoro molto simili a un palazzo ed è più residenza di campagna che villa: isolata rispetto alla tenuta agricola e alle dipendenze, la sua posizione preminente sulla strada pubblica ne rimarca il carattere ambivalente. Del resto i camini presenti in tutte le stanze ne provano un uso non solo estivo, e non a caso una struttura assai simile sarà replicata pochi anni più tardi per il palazzo “suburbano” di Floriano Antonini a Udine.

Come per la Pisani, anche la planimetria di villa Cornaro è organizzata intorno a un grande ambiente con quattro colonne libere, qui per altro spostato più al centro della casa e quindi più propriamente salone, a cui si accede con la mediazione della loggia o di uno stretto vestibolo. I due livelli della villa sono connessi da due eleganti scale gemelle che separano nettamente un piano terra, per l’accoglienza di ospiti e clientes, dai due appartamenti superiori riservati ai coniugi Cornaro. Lo straordinario pronao aggettante a doppio ordine riflette la soluzione palladiana della loggia di palazzo Chiericati a Vicenza, ultimata negli stessi anni, con il tamponamento laterale a dare rigidezza alla struttura, come nel Portico di Ottavia a Roma. Va considerato del resto che il tema della doppia loggia in facciata è frequente anche nell’edilizia gotica lagunare, così come colonne libere sostengono i pavimenti dei saloni delle grandi Scuole di Venezia: si tratterebbe quindi di una sorta di “traduzione in latino” di temi tradizionali veneziani.


Via Roma 104 - Piombino Dese (PD)
Tel. 049 9365017

Aperta su prenotazione.

Montagnana PD (1552)

Montagnana Villa Pisani

A partire dal 1552, nelle adiacenze del borgo medievale di Montagnana, Palladio realizza per l’amico Francesco Pisani un edificio che è insieme palazzo di città e casa di villa. Potente e influente patrizio veneziano, Pisani è un mecenate e amico di artisti e letterati, da Paolo Veronese a Giambattista Maganza, ad Alessandro Vittoria e allo stesso Palladio, questi ultimi entrambi coinvolti nella costruzione e decorazione della sua casa a Montagnana. Il cantiere è sicuramente attivo durante il settembre 1553 e risulta concluso nel 1555, compresa la decorazione plastica.

Privo di parti destinate a funzioni agricole, di bellezza astratta nel volume pressoché cubico, villa Pisani ben riflette il gusto sofisticato del proprietario. Per la prima volta compare in villa un doppio ordine di semicolonne e un doppio loggiato coronato da timpani, soluzione già incontrata in palazzo Chiericati. Il tutto cinto da un ininterrotto ed elegante fregio dorico su una tessitura di intonaco bianco a bugne graffite.
Nel fronte sul giardino la bidimensionalità della parete si movimenta nello scavo plastico del portico e della loggia superiore. Pur non esistendo disegni autografi palladiani relativi all’edificio, è possibile affermare che la tavola con la descrizione della villa dei Quattro Libri è frutto di un ampliamento a posteriori dell’invenzione realizzata.

Caso raro nella produzione palladiana, la villa è a due piani: il superiore con gli appartamenti padronali, l’inferiore per la vita di tutti i giorni, quando si trattano affari e si ricevono i fittavoli, e non solo d’estate come provano i numerosi camini. I due livelli presentano la medesima articolazione degli spazi interni. Diversi sono invece i soffitti, che al piano terreno sono voltati, a partire dallo straordinario ambiente a semicolonne, una via di mezzo fra atrio e salone, chiaramente l’ambiente più importante della casa con sculture delle Quattro stagioni di Alessandro Vittoria, poco prima impegnato nel palladiano palazzo Thiene. I collegamenti verticali sono assicurati da simmetriche scale a chiocciola ovate ai lati della loggia verso il giardino.


Via Borgo Eniano, 1 - Montagnana (PD)

Non è aperta al pubblico (visitabile solo dall'esterno)

 

Malcontenta di Mira VE (1559)

Mira Villa Foscari La Malcontenta

 

La villa che Palladio realizza per i fratelli Nicolò e Alvise Foscari intorno alla fine degli anni ’50 sorge come blocco isolato e privo di annessi agricoli ai margini della Laguna, lungo il fiume Brenta. Più che come villa-fattoria si configura quindi come residenza suburbana, raggiungibile rapidamente in barca dal centro di Venezia. La famiglia dei committenti è una delle più potenti della città, tanto che la residenza ha un carattere maestoso, quasi regale, sconosciuto a tutte le altre ville del Palladio, cui contribuisce la splendida decorazione interna, opera di Battista Franco e Gian Battista Zelotti. Studi recenti hanno documentato un intervento dei fratelli Foscari a favore di Palladio per la progettazione di un altare per la chiesa di San Pantalon nel 1555, che testimonierebbe un rapporto precedente alla progettazione della villa.

La villa sorge su un alto basamento, che separa il piano nobile dal suolo umido e conferisce magnificenza all’edificio, sollevato su un podio come un tempio antico. Nella villa convivono motivi derivanti dalla tradizione edilizia lagunare e insieme dall’architettura antica: come a Venezia la facciata principale è rivolta verso l’acqua, ma il pronao e le grandi scalinate hanno a modello il tempietto alle fonti del Clitumno, ben noto a Palladio. Le maestose rampe di accesso gemelle imponevano una sorta di percorso cerimoniale agli ospiti in visita: approdati davanti all’edificio, ascendevano verso il proprietario che li attendeva al centro del pronao. La tradizionale soluzione palladiana di irrigidimento dei fianchi del pronao aggettante tramite tratti di muro viene sacrificata proprio per consentire l’innesto delle scale.

La villa è una dimostrazione particolarmente efficace della maestria palladiana nell’ottenere effetti monumentali utilizzando materiali poveri, essenzialmente mattoni e intonaco. Come è ben visibile a causa del degrado delle superfici, tutta la villa è in mattoni, colonne comprese (tranne quegli elementi che è più agevole ricavare scolpendo la pietra: basi e capitelli), con un intonaco a marmorino che finge un paramento lapideo a bugnato gentile, sul modello di quello che compare talvolta sulla cella dei templi antichi.
La facciata posteriore è uno degli esiti più alti fra le realizzazioni palladiane, con un sistema di forature che rende leggibile la disposizione interna; si pensi alla parete della grande sala centrale voltata resa pressoché trasparente dalla finestra termale sovrapposta a una trifora. In quest’ultima è chiarissimo il rimando al prospetto di villa Madama di Raffaello, documentando un debito di conoscenza che Palladio non ammetterà mai direttamente.


Via dei Turisti, 9 - Malcontenta di Mira (VE)
tel +39 041 5203966 tel +39 041 5470012
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Aperta al pubblico.

Donegal di Cassalto TV (1554 ?)

zeno sito

foto sito@https://www.abbaziadibusco.com/villa-zeno

 

Non è certa la datazione del progetto per la villa Zeno a Cessalto, una delle meno conosciute e certo la più orientale (geograficamente parlando) fra le ville palladiane. Ipotesi recenti fissano il progetto al 1554, vale a dire non appena Marco Zeno acquisisce la proprietà della tenuta di Cessalto, e ciò è ben compatibile con le evidenti affinità formali con altre ville dello stesso periodo come Saraceno e Caldogno.
Sicuramente autografa, è pubblicata sui Quattro Libri con grandi barchesse ad angolo retto, in realtà non realizzate sino ai primi decenni del Seicento. Senza dubbio il progetto palladiano interviene trasformando un edificio preesistente, e ciò potrebbe spiegare alcune singolarità della pianta. Pesantemente modificata nel corso dei secoli, attualmente la villa non mostra più la finestra termale originaria, tamponata nel Settecento.


Via Donegal - Donegal di Cessalto (TV)
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Attualmente non visitabile.

Fanzolo di Vedelago TV (1558)

emo

Villa Emo è una villa veneta realizzata nei pressi di Fanzolo, a Vedelago, in provincia di Treviso, dall'architetto Andrea Palladio. L'opera, costruita probabilmente a partire dal 1558, fu commissionata dalla famiglia Emo di Venezia, famiglia di cui è rimasta nelle disponibilità fino al 2004.

È una delle più compiute ville palladiane, costruita quando Palladio realizzava edifici simili già da vent'anni. Nella progettazione della villa sono state utilizzate le stesse proporzioni matematiche, sia in elevazione che nelle dimensioni delle stanze, impiegate da Palladio per il resto della sua opera. Dal 1996 è stata inserita dall'UNESCO nella lista dei patrimoni dell'umanità, assieme alle altre ville palladiane del Veneto e a Vicenza città del Palladio.

La villa è incorniciata da due lunghe barchesse colonnate che ospitavano originariamente le strutture per le attività agricole, secondo un progetto di struttura produttiva analogo a quello di Villa Badoer e di buona parte dei progetti palladiani di villa. L'ingresso si trova al termine di un lungo percorso lastricato di grandi pietre squadrate.

Gli esterni sono essenziali, privi di decorazioni, mentre gli interni sono riccamente decorati con affreschi di Giovanni Battista Zelotti, autore di opere analoghe in altre ville palladiane.

Via Stazione, 5 - Fanzolo di Vedelago (TV)

T 0423-476355 - 380-4614951

Orari di apertura: vedi sito ufficiale

Maser TV (1560)

barbaro

E' una villa veneta, costruita da Andrea Palladio tra il 1554 e il 1560 per Daniele Barbaro, e suo fratello Marcantonio Barbaro, ambasciatore della Repubblica di Venezia, trasformando il vecchio palazzo medievale di proprietà della famiglia in una splendida abitazione di campagna consona allo studio delle arti e alla contemplazione intellettuale, decorata con un ciclo di affreschi che rappresenta uno dei capolavori di Paolo Veronese.

All’inizio degli anni 1550, la realizzazione della villa per i fratelli Barbaro a Maser costituisce per Palladio un punto di arrivo importante nella definizione della nuova tipologia di edificio di campagna. Per la prima volta infatti (anche se la soluzione ha precedenti in ville quattrocentesche) la casa dominicale e le barchesse sono allineate in un’unità architettonica compatta. A Maser ciò probabilmente è da collegarsi alla particolare localizzazione della villa sulle pendici di un colle: la disposizione in linea garantiva una migliore visibilità dalla strada sottostante, e del resto l’orografia del terreno avrebbe imposto costosi terrazzamenti a barchesse disposte secondo l’andamento del declivio.

Nella costruzione della villa Palladio interviene con abilità, riuscendo a trasformare una casa preesistente agganciandola alle barchesse rettilinee e scavando sulla parete del colle un ninfeo con una peschiera dalla quale, grazie a un sofisticato sistema idraulico, l’acqua viene trasportata negli ambienti di servizio e quindi raggiunge giardini e brolo. Nella didascalia della pagina dei Quattro Libri che riguarda la villa, Palladio mette in evidenza proprio questo exploit tecnologico che si richiama all’idraulica romana antica. È evidente che, piuttosto che le venete ville-fattoria, il modello di villa Barbaro sono le grandi residenze romane, come villa Giulia o Villa d'Este che Pirro Ligorio realizzava a Tivoli a per il cardinale Ippolito d'Este (al quale per altro Barbaro dedica il Vitruvio).


Via Cornuda - Maser (TV)
Tel. 0423 923004
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www.villadimaser.it
 

Orari di apertura:  sito ufficiale
 

Fratta Polesine RO (1556)

Badoer Provincia

Foto@ Provincia di Rovigo

 

La Villa Badoer sorge a ovest dell'abitato di Fratta Polesine, in corrispondenza dell'argine destro di uno dei numerosi corsi d'acqua che solcano il territorio pianeggiante della regione compresa fra l'Adige e il Po.
Il sito doveva già ospitare un castello medievale, la cui posizione strategica rispetto alle città di Padova, di Rovigo e di Verona, ne fece oggetto di contesa fra gli Estensi, i Carraresi e i Torelli, fino alla distruzione, avvenuta nel 1239. Quando, dopo il 1515, la Repubblica di Venezia entrò in possesso del Polesine, le vaste e fertili aree fluviali divennero il luogo ideale per l'acquisizione di proprietà da parte della nobiltà veneziana. È il caso di Francesco Badoer, che, tramite la moglie Lucietta Loredan, ricevette in eredità alcuni possedimenti terrieri a Fratta, acquistati dalla famiglia Loredan nel 1519. La necessità di presiedere il fondo determinò la decisione di edificare una villa, il cui progetto venne affidato ad Andrea Palladio.
L'architetto ideò un impianto simmetrico con il fulcro occupato dal corpo padronale, mentre due barchesse emicicliche si sviluppavano in corrispondenza delle estremità della facciata principale. Il largo spazio aperto che si estendeva fra di esse era dominato da un monumentale fronte a tempio innalzato su un podio. Una scalinata di larghezza pari a quella del colonnato conduceva direttamente all'interno del piano nobile, mentre le rampe laterali immettevano nelle ali porticate, destinate a funzioni di riparo e di magazzino connesse con lo svolgimento di attività agricole.
L'acquisizione definitiva del terreno e la costruzione della fabbrica vennero attuate fra il 1549 e il 1556 e il disegno per la villa di Francesco Badoer, l'unico edificio palladiano nel Polesine, venne illustrato, seppur con alcune differenze, nei "Quattro Libri dell'Architettura". Qui Palladio spiegava che la decorazione ad affresco delle stanze dell'appartamento dominicale era stata eseguita da Giallo Fiorentino, probabilmente negli stessi anni della costruzione: grottesche, soggetti mitologici e paesaggi d'ispirazione nordica occupavano per intero le pareti di ciascun ambiente, facendo da sfondo a un arredamento piuttosto modesto.
Il progressivo sviluppo della conduzione agricola, già sul finire del XVI sec., fu alla base della realizzazione di alcune modifiche, principalmente legate all'ampliamento delle barchesse, la cui attuale estensione venne portata a termine nella seconda metà del '700. Nel corso degli anni '60 del '900 i restauri promossi dalla Provincia di Rovigo e dall'Istituto Regionale per le Ville Venete hanno consentito il recupero dei solai lignei originali e della decorazione ad affresco delle sale nobili.


Villa Badoer, detta La Badoera
Via Giovanni Tasso, 1 - Fratta Polesine (RO)
www.villabadoer.it  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Per info e prenotazioni: tel. +39 366 3240619

Finale di Agugliaro VI (1543)

 

Villa Saraceno, dopo molti anni di degrado, è stata completamente ristrutturata ed in modo egregio per opera della società inglese The Landmark Trust. Il progetto della villa, che fu costruita da Palladio nel 1548 ca., è inserito nei Quattro Libri... e prevede due barchesse laterali formate rispettivamente da due bracci. Venne eretta, e solo in parte, quella di destra. Il prospetto del corpo padronale presenta, nella sezione mediana leggermente aggettante, tre fornici coronati dal frontone triangolare secondo uno schema già visto in altre fabbriche (i.e. Villa Caldogno o Villa Marcello Curti).

La villa venne affrescata per volontà dei Saraceno nel Cinquecento ed oggi è visibile solo parte della decorazione. Al centro della volta della loggia, si vede l’allegoria della Ricchezza. Mentre in una sala laterale vi è un pregevole fregio attribuito a Domenico Brusasorci. A pochi passi sorge un’altra residenza dei Saraceno “Villa delle Trombe” attribuita da alcuni storici a Michele Sanmicheli eretta nell’area dell’antico castello. Possibilità di soggiorno in villa.

Visite:
Tel. 041 5222481 www.landmarktrust.org.uk

Parte della villa si può visitare dall'1 aprile al 30 ottobre, il mercoledì pomeriggio tra le 14:00 e le 16:00. L'ingresso è gratuito e non è necessario prendere appuntamento.

saraceno

 

Via Finale, 8 - Finale di Agugliaro (VI)  

Vigardolo di Monticello Conte Otto VI

 

Villa Valmarana Bressan è opera attribuita ad Andrea Palladio e venne costruita attorno al 1541. Gli storici sono giunti a riconoscere la paternità dell’architetto grazie all’analisi di un disegno certamente riferibile a quest’edificio conservato in Gran Bretagna. Il progetto corrisponde per gran parte alla villa di Vigardolo.

La facciata è caratterizzata da una grande finestra serliana centrale che immette nel portico, differenti sono le finestre laterali che nel disegno presentano una cornice molto più complessa di quella attuale e che ci rimandano a quelle superiori del palazzo Thiene ora Banca Popolare di Vicenza in città. Durante i recenti lavori di restauro sono affiorate strutture precedenti che ci permettono di comprendere che anche a Vigardolo, come in altri contesti, Palladio ha rinnovato ed ampliato edifici più antichi tre- quattrocenteschi. Gli interni furono affrescati nel Cinquecento e nel Settecento. Nel Salone Costantino Pasqualotto realizzò, nel XVIII secolo, un fregio raffigurante le “Storie di Giuseppe l’Ebreo”. Sempre, in questi ultimi anni, nella stessa stanza sono stati scoperti, sotto uno strato d’intonaco, gli affreschi cinquecenteschi che ora sono parzialmente visibili.

 

Visite
Visitabile su appuntamento, da aprile a ottobre.

 

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Via Vigardoletto, 33
Vigardolo di Monticello Conte Otto (VI)

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